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Il Santuario
Chiesa della "Boretta"

La statua della Madonna
La prima ricostruzione
Anni di traversie
Le guerre di Indipendenza
Le opere ai nostri giorni
Informazioni d'arte

Il Santuario, dedicato all'Immacolata è stato progettato dall'arch. Caslini; i lavori iniziano nel 1758 e terminano sedici anni più tardi.
   Di forma ottagonale, presenta tipici lineamenti barocchi; il suo nome deriva dal fatto che venne eretto su un campo chiamato Boretta (dal nome del suo proprietario).
  La rivalità fra le confraternite presenti in paese, quella della chiesa parrocchiale e quella della chiesa della Boretta, era causata dal fatto che quest'ultima era amministrata da una confraternita distaccatasi da quella del SS. Sacramento della parrocchia e aveva preso il titolo della Concezione della Beata Vergine. Questa rivalità stimolava gli aderenti alle due confraternite a promuovere e ad impegnarsi affinché la chiesa parrocchiale o il santuario fossero sempre più belli ed espressione della loro fede.
  Restaurato negli anni novanta del XX secolo, ospita un organo di pregio che accompagna la corale locale

La storia

LA PRIMA CAPPELLA
 Non si trova, all'origine del nostro Santuario, né un'apparizione di Maria, né una sorgente d'acqua miracolosa, ma, con certezza, la radice profonda della fede dei nostri padri e questo basta per rendercelo caro.    
   I Cerresi la chiamano ancora "Chiesa della Boretta", perché la prima cappella, identificata nei documenti come "giesuolo de la Madonna", fu costruita all'inizio del 1500 sopra un terreno il cui proprietario si chiamava Boretta.
   Un manoscritto, conservato nell'archivio parrocchiale, c'informa che quel primo edificio era già molto malandato, quando, nel marzo del 1596, un gruppo di uomini "mossi da buon spirito" chiese al parroco di potersi riunire in una confraternita, allo scopo di impiegare in opere religiose sia il tempo festivo che le proprietà di ognuno. Il permesso fu accordato e fu per iniziativa di tale confraternita che il 21 settembre del medesimo anno avvenne la cerimonia della posa della prima pietra, benedetta dal parroco don Antonio Lupo, a fondamento di una "giesa de la Madonna de la Concezione", di maggior ampiezza rispetto alla precedente, ma di minori dimensioni rispetto a quella attuale e senza campanile.
   La chiesa fu aperta al culto tre anni dopo, proprio l'8 dicembre, festa liturgica dell'Immacolata e la confraternita religiosa, dall'abito bianco e dalla mantellina azzurra, avrebbe costituito nei secoli il principale organo gestore e finanziatore della chiesetta. Essa, infatti, si adoperò ogni anno con impegno per solennizzare la festa dell'Immacolata, programmando la predicazione della novena, la celebrazione di una messa con i cantori e lo sparo dei mortaretti, di sera, come chiusura della festa.

   Il 16 giugno 1617, il cardinale Federico Borromeo (di cui parla anche il Manzoni ne "I Promessi sposi") visitò la parrocchia di Cerro e notò che la piccola chiesa era senza campanile; ordinò quindi, per iscritto, di innalzarne subito uno. Passarono però ben trentasei anni prima che venisse realizzato un carnpaniletto con una sola campana.


LA STATUA della MADONNA

All'inizio del Settecento, la statua della Madonna col Bambino, che appariva ai visitatori con abiti di seta, secondo un'usanza che risaliva al secolo precedente, si mostrava alquanto deteriorata. Così nel 1725, dopo lunghe discussioni, l'attivo Capitolo della confraternita decise di affidare ad un bravo intagliatore di Como, un certo Giovanni Battista Giarmaneli, l'incarico di realizzare una nuova statua dell'Immacolata.
  L'opera riuscì perfetta. Per la statua, il bravo scultore si era certamente ispirato alla donna dell'Apocalisse "vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle"(Ap. 12), cioè alla donna, insidiata dal drago, in cui da sempre la Tradizione identifica la Vergine. L'artista però seppe rendere la figura di Maria più materna aggiungendo la statua di Gesù Bambino, tenuto per mano dalla madre. Il piccolo Gesù appare pronto a trafiggere il drago, simbolo di Satana, con una freccia a forma di croce. La scultura così ottenuta venne rifinita con una doratura che ebbe luogo a Milano presso l'orefice Millefanti. Ne risultò una vera opera d'arte che soddisfece tutti.

LA PRIMA RICOSTRUZIONE
  In seguito, la solerte confraternita prese un'altra importante decisione: quella di costruire una nuova chiesa, di maggiore ampiezza. Subito acquistò il terreno necessario ed il nobile Carlo Corneliani affidò il lavoro di progettazione al noto architetto milanese Giovanni Angiolo Caslini, già ideatore della nostra chiesa parrocchiale. 
  Sorse, così, l'attuale chiesa, a forma ottagonale con cupola, capolavoro sì di stile barocco, ma sobrio ed elegante: un gioiello d'arte incastonato fra le case di Cerro tra il 1758, anno della posa della prima pietra, ed il 1774, anno dell'inaugurazione. 
La chiesa, capace di contenere fino a 300 persone, risultò lunga 33 m., alta 16 m. e con una larghezza massima di 18 m. 


  Non fu dimenticato il campanile, questa volta a due campane, anche se terminava solo all'altezza della cella campanaria.
  Accurato fu lo studio dell'illuminazione naturale con l'apertura di ampi finestroni, in un tempo in cui non esisteva ancora l'illuminazione artificiale; risultò ottima anche l'acustica per l'organo, posto nella cantoria sopra il portale d'entrata. Toccò al parroco don Dornenico Vitelli l'onore di benedire la nuova chiesa, per delega del Card. Pozzobonelli. 

    
         
         

 ANNI DI TRAVERSIE

Erano trascorsi pochi anni dall'ultimazione dell'opera, quando l'editto austriaco riguardante la soppressione delle confraternite religiose e l'incameramento dei beni da parte dello Stato fece temere il peggio, cioè il passaggio della chiesa Boretta al governo austriaco e la destinazione della stessa ad uso profano.
  Facendo appello ai più vivi sentimenti religiosi, l'allora parroco, don Baldassare Taverna, e gli amministratori comunali, tra i quali i nobili De Conturbia, seppero dimostrare, con uno scritto ai governanti, che la chiesa era necessaria sia per la vita religiosa della parrocchia, sia per essere una sede adeguata alle adunanze del Consiglio Comunale. 
  Per quella volta tutto andò per il meglio, o quasi, in quanto la chiesa passò alle dipendenze del parroco, il quale, però, per pagare i debiti, fu costretto a vendere l'organo della Boretta, per 775 lire, alla chiesa parrocchiale di Gazzada, in provincia di Varese
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  Purtroppo, in un'altra occasione, e precisamente nell'agosto 1848, non ci fu lieto fine; non si riuscì, cioè, ad evitare la profanazione del luogo sacro da parte delle truppe austriache, le quali, timorose di un'insurrezione in provincia, simile a quella gloriosa delle Cinque Giornate di Milano (marzo 1848), si erano stanziate anche nella nostra zona. 
  Il motivo di tale occupazione è forse da ricercarsi nel fatto che all'insurrezione milanese avevano partecipato, come dicevano le cronache, alcuni Cerresi. 
  E' documentato che il cerrese Angelo De Angeli partecipò alla Prima Guerra d'indipendenza nel 1848, prendendo parte alle battaglie di Mozambano, di Mantova, di Verona e di Peschiera. Con lui vi erano: Cerini Carlo, Donati Gian Maria, Gianazza Giuseppe, Lucchini Giacomo, Mariani Angelo e Roveda Angelo. (Documento dell"Archivio Comunale)

DALLE GUERRE D'INDIPENDENZA AI GIORNI NOSTRI.... 

     Passarono alcuni anni e, terminata la seconda guerra d'indipendenza (1859) con la cacciata degli Austriaci, i Lombardi si sentirono di nuovo cittadini liberi nella propria Patria. Terminato il periodo di occupazione, i Cerresi si preoccuparono di restaurare e rendere più bella "la casa della Madonna" (così infatti molti anziani chiamavano significativamente la chiesa della Boretta).

   Accanto ad essa sorse l'abitazione per il cappellano, che ogni mattina celebrava la messa nella chiesa adiacente. Nel 1874 il santo parroco don Aquilino Marelli fece innalzare un solido e decoroso altare, con tanto di balaustra, ad opera dello scultore Innocente Candiani di Milano. Fece collocare, inoltre, le statue di San Carlo e di Sant'Ambrogio nelle nicchie laterali.

E arriviamo così alla storia del nostro secolo;
     le opere dei parroci 


  Don Giovanni Oltolina
  Nel 1932, don Giovanni Oltolina volle far rivestire l'interno della chiesa di un'artistica decorazione, eseguita del legnanese Darvino Furrer. Costui, nella volta della navata, rappresentò la gloria di Maria in cielo, circondata da numerosi angeli in volo. Ai lati aggiunse quattro medaglioni, entro i quali rappresentò: Ester, Giuditta, Susanna e Debora, le coraggiose eroine dell'antico testamento, la cui fortezza, saggezza, umiltà e bellezza ricordano alcuni aspetti di Maria, corredentrice del popolo cristiano. 
  Il lavoro tanto piacque al parroco da fargli esclamare: "Come si prega bene in questo santuario!"; e, come si vedrà, don Giovanni Oltolina fu buon profeta. Durante la seconda guerra mondiale, la Madonna della Boretta, insieme con il Santo Crocifisso di Cerro, fu nei pensieri,dei nostri soldati e le sacre immagini "camminarono" con loro, sui vari fronti di guerra: africano, greco, albanese e russo, com'è testirnoniato dalle lettere conservate in parrocchia.

   Don Vittorio Branca      
Giunse poi a Cerro Maggiore don Vittorio Branca, un parroco geniale e di tenace volontà. Egli, nel 1954, in occasione del centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, si assunse il compito di rinnovare e di terminare, il campanile rimasto incompiuto dal 1774.
     L'impresa cerrese Stevenazzi, dopo aver rafforzato le fondamenta, costruì la cuspide a piramide quadrangolare, terminante con una croce di ferro appoggiata su una sfera di rame. La cella campanaria fu dotata di un concerto di cinque campane, ognuna delle quali fu dedicata ad un aspetto della personalità di Maria: a Maria Regina, all'Immacolata, al nome di Maria (dono dei cerresi chiamati Mario o Maria), a Maria lavoratrice (dono degli operai e operaie cerresi) e Maria Regina del Clero (dono del parroco per la sua messa d'argento). Esse cominciarono a squillare festosamente per salutare Maria dalla terra cerrese.

  Don Vittorio Branca, buon musicista e bravo compositore, pensò, inoltre, di comprare dal parroco di Albusciago (Va) un organo dotato di ben 651 canne e di collocarlo dietro l'altare. Invitò, quindi, i giovani a celebrare le loro nozze in un ambiente raccolto presso l'altare di Maria, colei che "lieta e generosa intervenne alle nozze di Cana perché la gioia dei giovani non fosse turbata. 
  Alcuni anni dopo (1966), su richiesta dello stesso parroco, il Card. Giovanni Colombo assegnò alla chiesa della Boretta il titolo di "Santuario dell'Immacolata, privilegio accordato per "ragioni storiche, di culto e di arte" e concesse anche l'indulgenza di cinquecento giorni a chiunque, visitando il santuario, recitasse cinque Ave Maria.

Don Giuseppe Angiari                             
 
La costruzione del Santuario mostrava evidenti le ingiurie del tempo e degli uomini, e nella mente del nostro parroco, don Giuseppe Angiari, nacque nel 1990 l'audace idea di mettere mano ad un ampio ed organico piano di restauro che abbracciasse l'intero edificio. I lavori ebbero inizio nel 1991.

   All'interno, nel presbiterio, venne attuata un'importante modifica, comprendente l'arretramento dell'altare, in modo da farlo coincidere con il centro della cupola absidale, e quello delle balaustre, allo scopo di creare un luogo devozionale accogliente e ben circoscritto. 
   Allo scultore Maffeo Ferrari di Brescia è stato commissionato un nuovo bellissimo altare, in marmo rosa del Portogallo, raffigurante il momento dello spezzare del pane. Alla bravura dello stesso artista sono state inoltre affidati il restauro del simulacro dell'Immacolata ed il rifacimento degli angeli dorati, rubati nel 1987.

   Si è provveduto a recuperare gli affreschi posti nelle cappelle laterali, riportando alla luce alcune figure di santi. Sono state ritoccate, inoltre, anche le grandiose tele del XVII. secolo, quali "La pesca miracolosa", "La conversione di San Paolo" e "La Sacra Famiglia e l'Eterno". 

   Sopra il portale d'ingresso è stata ripulita e rimessa a nuovo l'antica balconata della cantoria, dove si intende sistemare l'organo, recentemente restaurato dalla ditta Mascioni della Valcuvia, grazie al contributo della sensibile Amministrazione Comunale di Cerro Maggiore. 
  L'organo del Santuario, costruito nella prima metà dell'ottocento (1848) da Eugenio Maroni Biroldi (Scuola Varesina) è racchiuso in una cassa lignea con frontale a tre cuspidi intagliato da artigiani di Camnago Lentate e decorato ad olio dal pittore fiorentino Vilasco.

   Ora l'organo si presenta nel suo splendore estetico, tecnico e fonico originale e, in particolare, l'accordatura e 'intonazione permetteranno di sprigionare armonicamente la sonorità e il timbro delle sue voci, grazie anche all'acustica favorita dalla forma ottagonale dei Santuario e dalla cupola.  
   A lavori ultimati, possiamo affermare che il restauro della Boretta è stato veramente impegnativo ed oneroso, portato avanti in un cantiere aperto per quasi tre anni, sotto la direzione accurata dell'architetto Maurizio Bertocchi e del geornetra Antonio Agrati. 


 

   L'opera ha finalmente restituito al nostro Santuario un volto dignitoso che gli conferisce una maggiore spiritualità. Il restauro ha saputo creare nel Santuario un'atmosfera luminosa, serena, come quella che si respira. in casa della propria madre, e non a caso la Madonna è la madre celeste di tutti noi. 
   Il nostro parroco, don Giuseppe, seguendo i sentimenti del suo cuore e ben sapendo quanto il Santuario sia caro a tutti i Cerresi, ha pensato di onorare Maria in modo particolare, offrendole un serto d'oro per incoronarla con dono prezioso Regina degli angeli, Regina dei veri cristiani, Regina del clero e Regina della pace.  




ALCUNE INFORMAZIONI D'ARTE
 
      

   Tutto quello che vi era di artistico, che nel tempo si era deteriorato, sotto le mani degli esperti è stato rimesso a nuovo: ogni quadro, ogni affresco, ogni statua ha una sua luce e un suo delicato colore. 

  Intorno alla nicchia di San Carlo è stata riportata alla luce una struttura architettonica in finto marmo con ai lati sant'Alessandro e Santa Caterina da Siena.
  Purtroppo sul lato opposto si vede che la nicchia di Sant'Ambrogio è stata ricavata nel 1874, distruggendo il centro di una decorazione che rappresenta in alto una beIla Trinità con Maria e ai lati San Filippo Neri e San Luigi. 
   La sorpresa maggiore è l'affresco a calce ai piedi della statua di Sant'Ambrogio;un'affresco che rappresenta un'Addolorata databile intorno al 1500, che dovrebbe essere la più antica effige di Maria venerata a Cerro, se non fosse per la sua presenza alquanto misteriosa.
   Secondo il parere degli esperti, l'affresco risale al XVI secolo per i seguenti motivi: la veste rossa a pieghe dell'Addolorata, l'accurata anatomia dei corpo di Cristo, lo sfondo che rappresenta una città fortificata di tipo medioevale. A parte questi aspetti, altri vanno tenuti presenti, quali la bellezza del volto di Maria nonostante sia rigato di lacrime e la serenità del volto di Cristo composto nella morte. Il corpo di Gesù porta una decorazione a sangue e giace sopra un sudario che è il medesimo manto blu di Maria. 

   Cerro, anche nell'arte, unisce la sua piccola storia a quella grande dell'arte medioevale, a quella del Rinascimento con il Crocefisso del Lanino, a quella barocca delle sue chiese maggiori. 

  "Maria riempie di gioia e di luce gli occhi ed il cuore dei fedeli che  entrano nella sua casa e  ricolma di grazie tutti coloro che hanno contribuito al grandioso restauro del Santuario che onora il nostro paese". 

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